Breve Sommario
Questa mostra, "Alle origini del gusto", a Palazzo Mazzetti ad Asti, ci porta in un viaggio immersivo e multimediale attraverso i reperti di Pompei, Stabia e Paestum, mostrandoci le abitudini culinarie degli antichi Romani, Greci, Etruschi e Sanniti. La mostra evidenzia l'importanza del cibo nella tradizione culturale italiana, mostrando come il cibo fosse un linguaggio che si integrava nella società e scandisse la vita quotidiana. La mostra ci rivela anche il valore simbolico del cibo, che andava oltre la semplice nutrizione, nutrendo i morti, gli dei e la terra.
- Il cibo era un linguaggio che si integrava nella società e scandisse la vita quotidiana.
- Il cibo aveva un valore simbolico che andava oltre la semplice nutrizione, nutrendo i morti, gli dei e la terra.
Alle Origini del Gusto
La mostra "Alle origini del gusto" a Palazzo Mazzetti ad Asti ci porta in un viaggio immersivo e multimediale attraverso i reperti di Pompei, Stabia e Paestum, mostrandoci le abitudini culinarie degli antichi Romani, Greci, Etruschi e Sanniti. La mostra evidenzia l'importanza del cibo nella tradizione culturale italiana, mostrando come il cibo fosse un linguaggio che si integrava nella società e scandisse la vita quotidiana. La mostra ci rivela anche il valore simbolico del cibo, che andava oltre la semplice nutrizione, nutrendo i morti, gli dei e la terra.
La Cucina Romana
La mostra ci porta nel mondo della cucina romana, mostrandoci come le case più importanti dei patrizi possedevano una cucina. La cena era un mezzo per ostentare e affermare il proprio potere e si svolgeva nel triclinium, a volte estendendosi a più sale. Tra una portata e l'altra intervenivano musicisti, ballerini e attori. La cena poteva iniziare nelle prime ore del pomeriggio e durare fino a notte fonda. La sequenza delle portate era composta da antipasti, carne, selvaggina, pesce e dolci. Il cibo era un elemento importante nella vita sociale romana, con un'enfasi sull'ospitalità e la condivisione.
Il Valore Simbolico del Cibo
La mostra ci mostra come il cibo avesse un alto valore simbolico che andava oltre i confini della vita. Il cibo nutriva i morti, gli dei e la terra. La mostra presenta una serie di corredi funerari provenienti dall'area sannita e dall'area di Paestum, con riproduzioni fittili di primizie, frutta, dolci e formaggi, che venivano deposti come dono all'interno delle tombe. Il sacrificio era una forma di cottura e consumazione rituale del cibo, con il fumo che saliva agli dei che si cibavano degli odori, mentre le carni rimanevano al banchetto riservato ai sacerdoti e agli adepti del sacrificio. L'idea di donare le primizie, come carne, ortaggi e frutta, alla divinità era un modo per rendere la vita alla vita, un'idea che troviamo ancora nelle tradizioni contadine.
Il Cibo nella Cultura Greca e Latina
Nel mondo greco e latino, il cibo non era un semplice mezzo di sussistenza, ma un elemento sacrale, un ponte con la trascendenza. Lo testimoniano le stesse divinità: Dioniso e Bacco, dio dell'irrazionalità e del vino; Athena Minerva, dea della saggezza e dell'olio; Demetra Cerere, dea delle messi e del ciclo della vita. Il cibo è uno degli elementi più rappresentati nella pittura, soprattutto pompeiana, ma già romana, in quasi tutte le case. Le rappresentazioni del cibo includono nature morte, scene legate alla produzione e alla caccia. La caccia al cinghiale era una delle scene più rappresentate, con il cinghiale considerato un trofeo ambitissimo.
Il Cibo nella Vita Quotidiana Romana
La mostra ci mostra le abitudini dei Romani legate al consumo del cibo in città, con lo street food, il vivacissimo mercato chiamato macellum, le taverne per il ceto medio e i termopolio per tutti gli altri, veri bar dell'antichità. I termopolio offrivano vino, zuppe, insalate, focacce e compagnia delle bariste, spesso prostitute. La mostra ricostruisce uno spaccato di vita culinaria e conviviale dell'Italia antica, mostrando come i Romani furono i primi a raccogliere e codificare in una gastronomia le tradizioni acquisite da regioni conquistate e alleate. Apicio, il primo gastronomo della storia, redasse il primo ricettario, e scrittori come Marziale, Catullo e Petronio hanno tramandato quella cultura della buona tavola che oggi ci rende così orgogliosi e famosi nel mondo.