Breve Sommario
Il video ripercorre il processo di unificazione italiana, focalizzandosi sul ruolo chiave del Regno di Sardegna e di figure come Cavour e Garibaldi. Vengono analizzate le strategie politiche e diplomatiche che hanno portato all'unificazione, le guerre d'indipendenza, e le dinamiche interne tra le diverse forze politiche risorgimentali.
- Il Regno di Sardegna si afferma come guida del processo unitario grazie alla politica di Cavour.
- La spedizione dei Mille di Garibaldi conquista il Sud Italia, aprendo la strada all'unificazione.
- L'abilità diplomatica di Cavour e le circostanze internazionali favorevoli sono determinanti per il successo del Risorgimento.
Intro
L'introduzione presenta il tema della lezione: il percorso che porta all'unità d'Italia tra il 1859 e il 1861. Si riprendono le esperienze fallimentari degli anni '30 e '40 dell'Ottocento e del '48-'49, che avevano però alimentato le speranze di unificazione.
Il Regno di Sardegna a metà '800
Il Regno di Sardegna, sotto Vittorio Emanuele II, si presenta come lo stato pronto a guidare il processo unitario. Viene mantenuto lo Statuto Albertino, una costituzione avanzata per l'epoca. Massimo d'Azeglio, inizialmente a capo del governo, avvia un ammodernamento dello stato, con la legge Siccardi che colpisce i privilegi ecclesiastici, orientando il Piemonte verso una fisionomia più laica e moderna.
L'ascesa di Cavour
Camillo Benso conte di Cavour, leader del fronte liberal moderato, emerge come figura chiave. Intellettuale, imprenditore e giornalista (fondatore de "Il Risorgimento"), Cavour è un prodotto della mentalità borghese, vicino alle idee liberali inglesi. Convinto che il Piemonte debba fare passi avanti economici e politici, ritiene che le riforme liberali possano portare benessere e frenare il malcontento sociale. Nel 1850 diventa ministro per l'agricoltura e nel 1852 presidente del consiglio.
Il connubio con Rattazzi
Sotto il governo di Cavour si afferma la prassi della fiducia parlamentare. Cavour si rende protagonista di un'alleanza politica spregiudicata, il "connubio" con Urbano Rattazzi, leader della frazione di centrosinistra. Questa alleanza permette a Cavour di liberarsi della destra conservatrice e clericale e di aprirsi a riforme economiche.
Mazziniani e primi socialisti
Dopo i fallimenti del 48-49, i repubblicani e democratici vivono un periodo difficile. Mazzini, rifugiato a Ginevra, fonda il Partito d'Azione e cerca di entrare nelle società di mutuo soccorso. I socialisti, pur favorevoli a rivolte e riforme sociali, si distinguono da Mazzini per la loro adesione alla lotta di classe. In Italia emergono figure come Giuseppe Ferrari e Carlo Pisacane.
L'iniziativa di Pisacane
Pisacane nel 1857 organizza una spedizione rivoluzionaria. Dirotta un piroscafo verso l'isola di Ponza per liberare i detenuti e sollevarli contro il regno delle Due Sicilie. L'attacco a Ponza riesce, ma una volta in Campania, i contadini si schierano con le truppe borboniche. Pisacane muore durante gli scontri, evidenziando le difficoltà delle rivolte dal basso.
La Società Nazionale di Manin
Daniele Manin, leader della repubblica veneziana del 48-49, fonda in Piemonte la Società Nazionale, con l'obiettivo di unire le diverse anime della sinistra risorgimentale e di allearsi con i Savoia. Garibaldi aderisce al progetto di Manin.
La Guerra di Crimea
Lo scenario internazionale si rende favorevole all'unità d'Italia a partire dalla guerra di Crimea (1853-1856). Il Piemonte, guidato da Cavour, offre il suo aiuto a Francia e Gran Bretagna contro la Russia, ottenendo così un ruolo nel conflitto.
Il Congresso di Parigi
Al congresso di pace di Parigi (1856), Cavour riesce a sollevare la questione italiana a livello internazionale. Fa notare il ruolo ambiguo dell'Austria e il malgoverno degli stati italiani, che rischiano di alimentare rivolte.
Gli attentati contro Napoleone III
Cavour sfrutta gli attentati contro Napoleone III, compiuti da italiani, per convincere la Francia della necessità di un intervento in Italia. L'attentato di Felice Orsini nel 1858, pur fallimentare, colpisce l'immaginario e spinge Napoleone III a considerare la questione italiana.
Gli accordi di Plombières
Nel luglio 1858, Cavour strappa a Napoleone III gli accordi di Plombières. La Francia si impegna ad aiutare l'Italia a unirsi, a patto di mantenere una sorta di egemonia sul nuovo stato. Il Piemonte cede alla Francia Nizza e la Savoia. L'Italia viene divisa in tre tronconi: un regno del nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), uno stato centrale (stato della chiesa e Toscana) e il regno delle Due Sicilie, con una confederazione italiana presieduta dal papa.
Come Cavour fa scoppiare la guerra
Per realizzare il piano di Plombières, è necessario muovere guerra all'Austria. Cavour provoca l'Austria, mandando i cacciatori delle alpi di Garibaldi sul confine. Nell'aprile 1859, l'Austria dichiara guerra al Piemonte, provocando l'intervento della Francia.
La Seconda guerra d'indipendenza
La seconda guerra d'indipendenza (1859) vede importanti vittorie franco piemontesi, come a Magenta e a San Martino e Solferino. Quest'ultima battaglia, particolarmente sanguinosa, porta alla nascita della Croce Rossa.
Dopo l'armistizio di Villafranca
Napoleone III, preoccupato dalle perdite umane, firma l'armistizio di Villafranca (luglio 1859) con l'Austria, senza consultare Cavour. La Lombardia passa al Piemonte, ma il Veneto rimane austriaco. In Toscana e in Emilia Romagna scoppiano rivolte che chiedono l'annessione al Piemonte. Cavour, dimessosi e poi tornato in carica, offre a Napoleone III Nizza e la Savoia in cambio dell'annessione di Toscana ed Emilia Romagna. Nel 1860, plebisciti sanciscono l'annessione di queste regioni al Piemonte.
Pilo e Crispi in Piemonte
Intellettuali democratici, mazziniani e repubblicani ritengono che sia il momento di unificare anche il sud. In Piemonte, i siciliani Rosolino Pilo e Francesco Crispi promuovono un'azione nel sud. Pilo parte per la Sicilia, mentre Crispi avvia trattative con Garibaldi.
L'impresa dei Mille di Garibaldi
Garibaldi, con circa mille volontari, parte da Quarto (Genova) verso la Sicilia. Sbarca a Marsala e ottiene una vittoria a Calatafimi, puntando su Palermo. L'impresa di Garibaldi genera entusiasmo in Italia e in Sicilia, dove arrivano altri volontari.
Il governo provvisorio in Sicilia
Garibaldi conquista la Sicilia e dichiara decaduto il regno dei Borbone. Assume il potere come dittatore militare per conto di Vittorio Emanuele II. Viene formato un governo provvisorio guidato da Francesco Crispi, che avvia riforme come il taglio delle tasse e l'assegnazione di terre ai contadini. L'entusiasmo dei contadini preoccupa i baroni siciliani. Garibaldi è chiamato a frenare i tentativi insurrezionali, come a Bronte, dove la rivolta viene repressa nel sangue.
L'incontro di Teano
Garibaldi sbarca in Calabria e risale la penisola, sconfiggendo l'esercito borbonico. A Napoli, viene raggiunto da Mazzini e Cattaneo. Cavour, preoccupato che Garibaldi possa attaccare Roma, decide di intervenire. Ottiene il permesso da Napoleone III di passare attraverso lo stato della chiesa per fermare Garibaldi. L'esercito sabaudo entra nello stato della chiesa e sconfigge l'esercito pontificio a Castelfidardo. Il 25 ottobre 1860, a Teano, Garibaldi consegna a Vittorio Emanuele II il dominio sull'Italia.
Conclusione
Ad ottobre 1860 l'Italia è unita, anche se il regno verrà proclamato nel marzo 1861. Garibaldi si ritira a vita privata a Caprera. Mancano ancora il Lazio e il Triveneto, ma di questo si parlerà in una prossima lezione.